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SHATRUNJAYA

tempio indiano
tempio indiano

SHATRUNJAYA

In Taleti Road a Palitana (nello Stato indiano del Gujarat) il Shri Tilok Darshan Jain Dharmashala, ostello per pellegrini della Fondazione Jain, è pulito e lucido come uno specchio. Ci si alloggia per soli 10 Eur e dentro si cammina scalzi come nelle case e nei templi.

Alle 04.00, ben prima dell’alba, si bussa al guardiano che dorme perché apra il cancello e permetta di uscire e ci si avvia in bus alla magica e sacra collina di Stratrunjaya.

La lunga ascesa di 3.300 gradini nella notte è rischiarata dalla luna piena.

Sulla cima i fedeli si siedono a terra pregando e cantando inni sacri davanti al massiccio portone di accesso ancora chiuso. Quando viene aperto, la gente come un fiume in piena si riversa all’interno del complesso dei templi.

Sono tutti a digiuno per purificarsi secondo l’usanza ascetica jain.

Alcuni, per riprendersi dalla fatica della salita, si sdraiano a terra, i più compongono svastiche (simbolo dei raggi del sole) con chicchi di riso, pregano o rendono omaggio ai Maestri di questa religione fondata sulla non violenza (“ahimsa”) nel VI secolo a.C. pronunciando la formula “Namo Jinanam”.

I templi sono impreziositi da magnifiche sculture di sinuose danzatrici e suonatrici perché, come nella tradizione islamica sufi, queste arti rappresentano un veicolo verso il divino.

Per il jainismo l’universo è eterno, senza inizio né fine: non esiste quindi un Dio creatore.

Ogni essere vivente è dotato di un’anima eterna ed attraversa un ciclo di vita, morte e rinascita, determinato dalle sue stesse azioni secondo la legge di causa-effetto del “karma”.

Il ciclo delle rinascite (“samsara”) viene considerato negativo in quanto è la causa della sofferenza insita nella condizione umana.

Lo scopo di un jainista è quello di ottenere la liberazione (“moksa”) da questo ciclo, tramite un percorso di non attaccamento e di rinuncia, che dura anche parecchie vite e che passa per il controllo di passioni, piaceri e sentimenti.

Ogni più piccola forma di vita viene rispettata. I suoi adepti indossano una mascherina sulla bocca per non uccidere inavvertitamente i microbi e puliscono la strada con una scopetta per non calpestare gli insetti.

A tutti i pellegrini che ridiscendono la collina viene consegnata una simbolica moneta da 2 rupie, ma quello che si avverte dentro dopo una esperienza come questa è molto più di una moneta.